Comprendere il Carbon Pricing

Luglio 30, 2024
Il carbon pricing è uno strumento chiave nella lotta contro il cambiamento climatico

Francesco Gagliano

Introduzione

Il carbon pricing è uno strumento chiave nella lotta contro il cambiamento climatico ed è basato sull’attribuzione di un prezzo alle emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas ad effetto serra (tutti i gas serra sono designati con il termine “CO2e”). Questo meccanismo mira a rendere più costoso emettere CO2e rispetto all’investire in misure di riduzione delle emissioni, spingendo così le aziende e i Paesi verso la decarbonizzazione e la valutazione attenta delle proprie esternalità negative. Negli ultimi anni, sia i mercati obbligatori, come i sistemi di scambio di quote di emissione (Emissions Trading Systems – ETS) o le tasse sul carbonio (carbon tax), sia quelli volontari (Voluntary Carbon Market – VCM) hanno registrato una crescita significativa. Questa breve guida mira a esplorare le diverse forme che il carbon pricing può assumere.

Figura 1 Panoramica dei differenti meccanismi di carbon pricing che verranno affrontati in questa breve analisi

Carbon Pricing e mercati regolamentati del carbonio

Panoramica dei mercati regolamentati

I mercati obbligatori/regolamentati del carbonio sono implementati dai governi al fine di controllare e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. I principali meccanismi sono i sistemi di scambio di quote di emissione (ETS) e le tasse sul carbonio.

Sistemi di scambio di quote di emissione (ETS)

I sistemi di scambio di quote di emissione sono perlopiù basati sul processo cap&trade, che funziona nel seguente modo:

  • viene stabilito un limite massimo alle emissioni totali consentite in una giurisdizione o settore (cap);
  • le aziende ricevono o acquistano quote di emissione, che possono scambiare o vendere (trade). Se un’azienda supera le sue quote, deve acquistare ulteriori permessi o incorre in sanzioni.

Questo meccanismo di mercato incentiva la riduzione delle emissioni e premia le pratiche sostenibili.

Un esempio significativo è il Sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (EU ETS), che copre circa il 40% delle emissioni di CO2e dell’UE e ha ridotto efficacemente (del 41% nei settori interessati) le emissioni dal 2005 (anno di introduzione del Sistema). Nel 2023, il prezzo delle quote di emissione ha raggiunto un record di 100 euro per tonnellata (il prezzo è governato principalmente dalle logiche di domanda-offerta). Una recente riforma ha ampliato il sistema, includendo nuovi settori nello spettro di applicazione e aumentando gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Tasse sul carbonio

Le tasse sul carbonio impongono invece un costo diretto sulle emissioni di CO2e per favorire la riduzione delle emissioni e la transizione energetica. Questo sistema fornisce un segnale di prezzo chiaro e più stabile (poiché non soggetto alle logiche di mercato). Circa 20 Paesi, tra cui Argentina, Messico, Sudafrica e diversi Stati europei, hanno implementato una tassa sul carbonio in almeno un settore della loro economia. La Svezia, per esempio, ha introdotto una tassa sul carbonio nel 1991, che è passata da 25 a 118 euro per tonnellata di CO2e nel 2022. Dall’introduzione della tassa sul carbonio al 2020, le emissioni di gas serra della Svezia sono diminuite del 35%, mentre il PIL del Paese è aumentato dell’83%. Questo suggerisce che, con politiche adeguate, è possibile ridurre le emissioni senza compromettere la crescita economica.

I meccanismi di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) dell’UE sono un’altra iniziativa volta a proteggere l’industria europea dalla concorrenza sleale e a prevenire il fenomeno della rilocalizzazione delle emissioni, noto come “carbon leakage”. Questo fenomeno si verifica quando le imprese trasferiscono la produzione in paesi con regolamentazioni ambientali meno rigide per evitare i costi associati alle politiche climatiche stringenti, portando a un aumento complessivo delle emissioni globali.

I CBAM affrontano questo problema imponendo una tassa sulle importazioni di beni in base alle emissioni di CO2e generate durante la loro produzione. In pratica, gli importatori dovranno acquistare certificati corrispondenti al prezzo del carbonio che sarebbe stato pagato se i beni fossero stati prodotti secondo le norme dell’UE. Questo meccanismo mira a compensare le differenze di prezzo causate dalle rigorose politiche di riduzione delle emissioni dell’UE, assicurando che i prodotti importati non abbiano un vantaggio competitivo sleale rispetto a quelli prodotti localmente secondo standard ambientali più elevati.

Costo sociale del carbonio

Oltre ai meccanismi degli ETS e delle carbon tax, è bene menzionare anche il concetto di costo sociale del carbonio. Quest’ultimo rappresenta il valore monetario dei danni globali causati dal cambiamento climatico a seguito dell’emissione di una tonnellata aggiuntiva di anidride carbonica nell’atmosfera. Questo valore teorico viene utilizzato dai governi e dalle istituzioni di ricerca come misura economica per riflettere il costo delle emissioni per la società. Sebbene i governi non applichino direttamente questo prezzo, esso viene utilizzato nelle analisi costi-benefici e influenza le decisioni politiche. Ad esempio, nel 2021 l’agenzia federale dell’ambiente tedesca ha raccomandato di utilizzare un costo di circa 200 euro per tonnellata di emissioni di CO2e.

Carbon pricing nei mercati volontari del carbonio

Panoramica dei mercati volontari

I mercati volontari del carbonio permettono a individui e organizzazioni di compensare volontariamente le loro emissioni acquistando certificati di compensazione. Questi crediti finanziano progetti che riducono o rimuovono le emissioni di gas serra dall’atmosfera.

Il prezzo dei crediti di carbonio è altamente variabile e dipende da una moltitudine di fattori, tra cui:

  • Tipo di progetto: il prezzo per certificato è sostanzialmente più alto per i progetti di rimozione del carbonio (Carbon Dioxide Removal – CDR) rispetto ad altri tipi di progetto. In media, i crediti derivanti da progetti CDR convenzionali (che variavano da $ 12 a $ 16 nel 2023), come per esempio i progetti di afforestazione/riforestazione, costano tre volte di più dei crediti generati da progetti di riduzione o evitamento delle emissioni (ad esempio i progetti REDD+ o efficientamento energetico). Inoltre, il prezzo medio ponderato per i progetti che sfruttano nuove tecnologie di CDR (che variava da $ 111 a $ 1.608 nel 2023), come il Direct Air Capture e i pirolizzatori di ultima generazione per la produzione di biochar, supera il prezzo dei crediti derivanti da progetti di riduzione o evitamento delle emissioni di un fattore 100.
  • Addizionalità e benefici portati: l’addizionalità è un concetto fondamentale nei mercati del carbonio e si riferisce al fatto che un progetto deve dimostrare di generare benefici ambientali che altrimenti non si sarebbero verificati. Progetti con comprovata addizionalità tendono ad avere un prezzo più elevato poiché gli acquirenti cercano investimenti che producano impatti concreti. Inoltre, i progetti che portano co-benefici (come il miglioramento della biodiversità e il sostegno alle comunità locali) possono avere prezzi più alti.
  • Domanda-offerta: le dinamiche di domanda e offerta giocano un ruolo cruciale nella determinazione del prezzo dei crediti di carbonio. Un aumento della domanda di crediti, ad esempio, a causa di regolamenti più severi, obiettivi climatici più ambiziosi o una crescente consapevolezza della sostenibilità, può far aumentare i prezzi. D’altra parte, se l’offerta di crediti aumenta significativamente, per esempio tramite l’emissione di nuovi crediti da parte di progetti di compensazione, ciò può portare a una diminuzione dei prezzi. La volatilità dei prezzi è quindi spesso influenzata da fattori esterni come le politiche governative, le condizioni economiche e le tendenze di investimento.
  • Tracciabilità e MRV: il concetto di Monitoring, Reporting and Verification (MRV) è essenziale per garantire trasparenza e credibilità nei mercati volontari. Meccanismi robusti di contabilità e verifica di terze parti, la digitalizzazione dei processi, oltre all’adesione a standard riconosciuti come Verra, Puro o Gold Standard, aumentano la fiducia degli acquirenti e il prezzo che sono disposti a pagare. Secondo una ricerca della società di consulenza Boston Consulting Group, oltre il 90% degli acquirenti considera l’MRV un fattore decisivo nell’acquisto di crediti di carbonio.

Carbon pricing interno

Panoramica

Le aziende possono adottare, dopo attente analisi (a tal proposito Carbon Disclosure Project offre molte linee guida e parametri di riferimento per supportare questo esercizio) politiche di Internal Carbon Pricing (ICP) per valutare le implicazioni finanziarie delle loro emissioni e promuovere pratiche sostenibili. Questo approccio può assumere diverse forme.

Internal carbon tax/Fee

Le tasse interne sul carbonio assegnano un valore economico a tonnellata di CO2e all’interno delle operazioni aziendali (solitamente tra i 5 e i 25 euro) e per ogni emissione deve essere pagata una carbon fee, incentivando così la riduzione delle emissioni. I proventi possono essere reinvestiti in iniziative di sostenibilità o utilizzati per acquistare crediti di carbonio. Microsoft ad esempio nel 2012 ha introdotto una carbon fee che inizialmente si concentrava sulle emissioni di scope 1, scope 2 e sui viaggi aerei aziendali. I proventi hanno finanziato il suo impegno verso la neutralità carbonica. Nel 2020, lo spettro è stato ampliato a tutte le emissioni di scope 3.

Shadow carbon price

Il shadow carbon price è un valore teorico assegnato alle emissioni nelle analisi finanziarie e nei processi decisionali. Aiuta le aziende a valutare i rischi e le opportunità legati alle emissioni di carbonio. Questo prezzo può essere basato su meccanismi di mercato esterni (ad esempio gli ETS) o sviluppato internamente. È considerato il metodo più usato nel contesto dell’ICP ed è particolarmente comune nei settori industriali altamente inquinanti e regolamentati, come i trasporti, l’energia e i combustibili fossili. Un esempio è JSW Energy che ha considerato nei suoi processi decisionali un costo di circa 10 euro a tonnellata.

Implicit carbon price

Anche senza un prezzo interno esplicito, le aziende possono considerare le implicazioni finanziarie delle emissioni nei loro processi decisionali, in particolare in base al costo sostenuto dall’organizzazione per realizzare progetti di riduzione delle emissioni. Questo approccio spinge le aziende a valutare i costi a lungo termine delle emissioni di carbonio, tenendo conto delle future regolamentazioni e dei cambiamenti di mercato.

Conclusione

Il carbon pricing rappresenta più di un semplice strumento economico; è un riflesso di un cambiamento culturale e politico verso una maggiore responsabilità ambientale. La sua implementazione, attraverso vari meccanismi, dimostra che è possibile conciliare sviluppo economico e sostenibilità. Tuttavia, la vera sfida risiede nella capacità delle imprese di adottare una visione a lungo termine, dove le esternalità negative sono tenute in considerazione nelle decisioni quotidiane delle aziende e nelle politiche globali.

È un percorso che richiede dunque cooperazione, innovazione e un impegno costante, ma che promette un futuro più equo e resiliente per tutti. Il successo di questi meccanismi dipende dalla volontà collettiva di riconoscere e agire sul valore intrinseco del nostro pianeta, trasformando la lotta contro il cambiamento climatico in un’opportunità per un mondo migliore.

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