Il calcolo della carbon footprint delle aziende

Marzo 18, 2024
L'interesse principale di un'azienda che vuole approfondire questo argomento nasce dalla necessità di rispondere alla domanda chiave: come calcolare la propria carbon footprint?

Federico Chiantore

Il concetto di carbon footprint legato alle aziende è strettamente connesso agli standard di calcolo che guidano questa valutazione ambientale. L’interesse principale di un’azienda che vuole approfondire questo argomento nasce dalla necessità di rispondere alla domanda chiave: come calcolare la propria carbon footprint?

Gli standard di calcolo e i paramenti

Il calcolo della carbon footprint si basa su standard internazionali, i principali sono:

  • il GHG Protocol Corporate Accounting and Reporting Standard nato dalla collaborazione tra il World Resource Institute (WRI), il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD).
  • l’ISO 14064-1 (2019) dell’International Organization for Standardization (ISO).

Tra i due il GHG Protocol è il riferimento principale, nato alla fine degli anni ’90, questo standard ha subito aggiornamenti significativi, l’ultimo nel 2015. L’azienda che vuole avere un quadro completo delle emissioni di gas serra associate alle attività aziendali, quantifica la sua impronta di carbonio attraverso due elementi chiave:

  • i dati di attività, ovvero la misura quantitativa delle operazioni aziendali che possono contribuire alle emissioni di gas serra, quali il consumo di energia, l’utilizzo di gas, il trasporto, la gestione dei rifiuti, e altro ancora.
  • i fattori di emissione, che indicano il rapporto tra le emissioni di CO2 equivalente e l’attività svolta, espresso in tCO2 eq/Ut. Questi riflettono l’effetto climatico relativo di diverse attività, consentendo un’analisi dettagliata delle emissioni in termini di contributo al cambiamento climatico.

Classificare le emissioni: gli scope

Le fonti delle emissioni possono essere dirette o indirette, per distinguerle il GHG Protocol ha definito tre ambiti, i cosiddetti Scope.

  • Scope 1 – emissioni dirette: le emissioni di questo ambito sono quelle direttamente generate dalle fonti di proprietà o controllate direttamente dall’organizzazione. Sono quelle emesse per esempio dalla combustione di carburanti, dalla generazione di energia, dai processi fisici o chimici industriali interni, o anche quelle emesse dai veicoli di proprietà o controllati dall’azienda.
  • Scope 2 – emissioni indirette per l’acquisto di energia: queste sono associate all’energia acquistata dalla rete, proveniente quindi da fonti esterne e consumata in azienda o dai suoi mezzi.
  • Scope 3 – altre emissioni indirette: includono tutte le altre emissioni indirette che si verificano a monte (prima della fase produttiva) o a valle (dopo la fase produttiva) delle attività dell’organizzazione. Fanno parte di questo ambito i beni e servizi acquistati, il trasporto o la distribuzione dei materiali, i rifiuti come anche l’uso da parte dei clienti dei prodotti venduti e il loro conseguente trattamento di fine vita. Lo scope 3 è il più esteso e complicato nella gestione perché fanno parte del conteggio anche tutte le questioni meno legate al controllo diretto dell’azienda come il gli spostamenti degli impiegati gli asset in leasing, i franchise o gli investimenti.


La scelta del metodo per la misura delle emissioni

Nel calcolo della propria carbon footprint, le aziende devono stabilire i limiti delle loro responsabilità. Due metodi per farlo sono il metodo azionario e il metodo del controllo.

  • nel metodo azionario, le emissioni di gas serra sono contabilizzate in base alla quota di possesso dell’azienda o del processo che comporta l’emissione di gas serra. Se per esempio un’azienda possiede il 30% di una centrale elettrica, registrerà il 30% delle emissioni totali di quella centrale come parte della sua impronta carbonica.
  • con il metodo del controllo (diviso a sua volta tra controllo operativo e controllo finanziario), un’azienda registra il 100% delle emissioni attribuibili alle operazioni sulle quali esercita il controllo, indipendentemente dalla percentuale di possesso delle partecipazioni. Se quindi gestisce completamente, ad esempio, un impianto industriale, includerà l’intero volume delle emissioni di quel sito nella sua impronta carbonica, anche se possiede la proprietà del 51% dell’impianto.

In entrambi i metodi quello che fa la differenza è la tipologia di controllo che tale azienda opera sull’operazione, ovvero il livello di autorità che esercita per introdurre e implementare le proprie politiche di riduzione delle emissioni. La scelta tra i due metodi può quindi influenzare anche in quale Scope (1, 2 o 3) si contabilizzano determinate emissioni. Entrambi i metodi sono riconosciuti e validi, ma la scelta dipende dalla natura delle operazioni dell’azienda e dal livello di controllo che essa esercita su di esse.

Oltre la carbon footprint: ridurre e compensare

Calcolare la carbon footprint è solo il primo passo. Le aziende dovrebbero sviluppare programmi di riduzione e compensazione.

Per riduzione delle emissioni si intende l’implementazione di pratiche legate a una gestione efficiente dell’energia, l’ottimizzazione dei processi produttivi, l’utilizzo di veicoli a basse emissioni o una minor produzione di rifiuti.

Le aziende possono inoltre coinvolgere la loro filiera e quindi collaborare con fornitori e clienti per ottimizzare la gestione, le distanze di trasporto e i processi logistici, nonché anche la natura delle materie prime.

È importante riconoscere che esiste però un trade-off tra crescita economica e riduzione delle emissioni. Alcune industrie possono incontrare sfide nella riduzione delle proprie emissioni a causa delle attuali limitazioni tecnologiche o delle necessità economiche.

In 17tons comprendiamo l’importanza di una gestione attenta dei propri dati di impatto così come la digitalizzazione dei progetti di compensazioni delle emissioni per avere la garanzia all’origine dei dati di compensazione. Offriamo per questo soluzioni digitali avanzate per garantire una misurazione affidabile e precisa. Le nostre tecnologie consentono alle aziende di valutare con precisione l’impatto delle loro iniziative, assicurando che ogni azione intrapresa contribuisca in modo significativo alla riduzione complessiva della loro impronta ecologica.

Riferimenti bibliografici
  • International Organization for Standardization, 2018: ISO 14064-1, Second edition, Greenhouse gases – Part 1: Specification with guidance at the organization level for quantification and reporting of greenhouse gas emissions and removals. ISO, Switzerland.
  • Conference of the Parties, 1997: Kyoto Protocol to the United Nations Framework Convention on Climate Change.
  • Word Business Council for Sustainable Development and World Resources Institute, 2015: GHG Protocol A Corporate Accounting and Reporting Standard REVISED EDITION [GHG Protocol Initative Team, J. Ranganathan, L. Corbier, P. Bhatia, S. Schmitz, P. Gage and K.Oren].
  • DIRETTIVA (UE) 2022/2464 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 14 dicembre 2022 che modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità.
  • IPCC, 2023: Summary for Policymakers. In: Climate Change 2023: Synthesis Report. Contribution of Working Groups I, II and III to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Core Writing Team, H. Lee and J. Romero (eds.)]. IPCC, Geneva, Switzerland, pp. 1-34, doi: 10.59327/IPCC/AR6-9789291691647.001
  • ISPRA, 2023: Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2021 National Inventory, Report 2023 [D. Romano, C. Arcarese, A. Bernetti, A. Caputo, M. Cordella, E. De Laurentis, E. Di Cristofaro, A. Gagna, B. Gonnella, F Moricci, G. Pellis, E. Taurino, M. Vitullo] Italia, 2023.
Sitografia
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